sabato 14 febbraio 2015

ALCIBIADES



Poi arrivò anche il giorno in cui si rese conto che gli altri uomini non erano come lui. Loro si erano scelti uno scopo da raggiungere nella vita e pur di raggiungerlo erano disposti ad ingannare Alcibiades, a raccontargli bugie, a mostrargli due volti, ad essere ipocriti e malvagi, a fargli del male senza provare nessun rimorso, perché ciò che contava era la carriera. Lui, al contrario, oltre a non capire perché la carriera fosse così importante, non riusciva neppure a convincersi che la vita avesse veramente uno scopo. Questo lo rendeva stupido agli occhi degli altri. Occhi ciechi, che nel buio, potevano convincersi di vedere ciò che volevano. Alcibiades, invece, ci vedeva benissimo e, proprio per questo motivo, “vedeva” che, in realtà, non c’era proprio nulla da vedere. Che tutto era finzione, che esistevano solo emozioni in uno spazio nero, vuoto e silenzioso. E che, forse, neppure quelle esistevano, se non dentro di noi. E che, in realtà, non sapevamo neppure cosa c’era sia fuori che dentro di noi. Che non sapevamo neppure chi eravamo noi. Avevamo dato un nome ad ogni cosa. Ma era solo il nome che gli avevamo dato noi. Per riconoscerla. Per non perderla. Per non impazzire. In realtà, non sapevamo nulla di nulla. Poi arrivò il giorno in cui cominciò a pensare che anche Dio non sapesse un granchè. Che, forse, non esisteva neppure. Fu quel giorno, che decise di diventare un prete. 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

la tua ammiratrice:

bravo anche tu come Alcibiade sai
conquistare le persone con il fascino della parola,con termini ed espressioni sempre pungenti.
con stima alla prossima....

Massimo ha detto...

Questa è veramente bellissima.