L’istinto
di sopravvivenza.
Questo è l’unico vero problema dell’uomo.
Questo è l’unico vero problema dell’uomo.
Un
microchip biologico impiantato nel nostro cervello da Dio o da un ricercatore
alieno o da entrambe le cose, per impedirci di morire con troppa facilità.
Non
per amore. Per interesse personale. Le cavie di uno stabulario devono essere
sottoposte vive agli esperimenti. Solo dopo, possono morire. Lo scopo della
nostra vita è aiutare a guarire che ci sta usando. Se le cavie sapessero qual è
il loro scopo, preferirebbero darsi la morte. Per evitare che ciò accada,
l’istinto di sopravvivenza fa credere loro che sia comunque preferibile
trascorrere la loro breve vita all’interno di una gabbia, in attesa di essere
vivisezionate. L’istinto ci incatena a questa dimensione umana. E’ la medicina
dell’infermiera Ratched.
Sopravvivenza
e riproduzione. Cosa ci spinge a farlo? Trascorriamo la nostra vita
lamentandoci quotidianamente del nostro destino. Eppure desideriamo che altri
essere umani nascano da noi, sapendo che cosa li aspetta. Come possiamo dire di
amare i nostri figli quando, in realtà, compiamo su di loro un atto di
crudeltà?
Perché
lo facciamo? Perché “dobbiamo” farlo? Perché le cavie muoiono e gli esperimenti
non sono ancora finiti. Serve altro materiale umano.
Le
cavie non devono sapere. Non devono morire, se non per volontà del ricercatore.
Si
devono moltiplicare perché la cura non è ancora stata trovata.
Un’entità
sta sopravvivendo grazie a una coltura di umani messi a dimora su un granello
di universo che loro credono infinito. In realtà è una stalla, all’interno
della quale ci è consentito di muoverci liberamente.
1 commento:
Parole sacre.
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