sabato 13 dicembre 2014

LA MEDICINA DELL'INFERMIERA RATCHED


L’istinto di sopravvivenza. 
Questo è l’unico vero problema dell’uomo.
Un microchip biologico impiantato nel nostro cervello da Dio o da un ricercatore alieno o da entrambe le cose, per impedirci di morire con troppa facilità.
Non per amore. Per interesse personale. Le cavie di uno stabulario devono essere sottoposte vive agli esperimenti. Solo dopo, possono morire. Lo scopo della nostra vita è aiutare a guarire che ci sta usando. Se le cavie sapessero qual è il loro scopo, preferirebbero darsi la morte. Per evitare che ciò accada, l’istinto di sopravvivenza fa credere loro che sia comunque preferibile trascorrere la loro breve vita all’interno di una gabbia, in attesa di essere vivisezionate. L’istinto ci incatena a questa dimensione umana. E’ la medicina dell’infermiera Ratched.
Sopravvivenza e riproduzione. Cosa ci spinge a farlo? Trascorriamo la nostra vita lamentandoci quotidianamente del nostro destino. Eppure desideriamo che altri essere umani nascano da noi, sapendo che cosa li aspetta. Come possiamo dire di amare i nostri figli quando, in realtà, compiamo su di loro un atto di crudeltà?
Perché lo facciamo? Perché “dobbiamo” farlo? Perché le cavie muoiono e gli esperimenti non sono ancora finiti. Serve altro materiale umano.
Le cavie non devono sapere. Non devono morire, se non per volontà del ricercatore.
Si devono moltiplicare perché la cura non è ancora stata trovata.
Un’entità sta sopravvivendo grazie a una coltura di umani messi a dimora su un granello di universo che loro credono infinito. In realtà è una stalla, all’interno della quale ci è consentito di muoverci liberamente.