venerdì 30 marzo 2012

VAHINA GIOCANTE


Ho conosciuto Vahina Giocante a Parigi nel 2009 in occasione della prima del film “Bellamy”.
Eravamo in un locale a Montparnasse, lo stesso dove Rimbaud e Verlaine limonavano ubriachi.
Mi fu presentata da un’amica comune che, durante una vacanza in Italia, ebbe una breve relazione con il mio commercialista. Lei era con Claude Chabrol ed altre persone francesi.
Personalmente non ho nulla contro i francesi. Non penso affatto che siano tutti froci solo perché hanno la erre moscia o non hanno demolito la Tour Eiffel dopo l’esposizione mondiale del 1889, ma il trionfalismo con cui ti servono un’insipida Quiche Lorraine mi fanno dubitare della loro onestà intellettuale. Avevo accompagnato il rag. Palombo e la sua amante a Parigi per trattare l’acquisto di un piccolo appartamento per me.. Ufficialmente fingevamo entrambi che fosse un ottimo investimento, in realtà ci vedevamo già impegnati in scorribande erotiche con l’amica di Vahina che, durante il viaggio, ci aveva ripetutamente parlato di com’era rimasta affascinata dall’affresco che aveva visto a Pompei raffigurante un threesome.
Vahina era una bellissima ragazza ma la conversazione con lei si rivelò più noiosa di uno spettacolo del Cirque du Soleil. Quanto a Chabrol, se non parlavi di cinema si addormentava. Cercai di attirare la sua attenzione chiedendogli se sapeva che nel film Totòtarzan vi era una scena di nudo sfuggita alla censura. Fu allora che Chabrol, che non aveva capito una parola, divenne improvvisamente socievole e volle assolutamente farmi conoscere il suo amico immaginario. Mi indicò un omone seduto al bancone del bar con il volto sfigurato dalla preoccupazione che gli dava il suo colesterolo ormai fuori controllo.
“Ma quell’uomo esiste davvero – dissi a Claude – non è immaginario!”
“Lo vedo bene che esiste, mio stupido italiano – rispose – ma non ci conosciamo affatto. A me però piace immaginare che sia mio amico.”
L’omone si alzò e senza dire una parola uscì dall’inquadratura. Mi voltai e vidi che alle mie spalle stavano girando la scena di un film a mia insaputa. Seguì un momento di confusione in cui tentarono di convincermi a firmare la liberatoria ed io, fingendo di essere infastidito e offeso, infilai la mano sotto il vestitino di Vahina con il preciso intento di strapparle le mutandine che però non portava. Prima che potesse in qualche modo reagire le chiesi cosa ne pensava dell’articolo 18 e lei serrò di colpo le sue cosce sulla mia mano come solo le francesi sanno fare.
L’anno dopo Claude Chabrol morì. Dell’appartamento non se ne fece nulla.
Solo al ritorno in Italia scoprii che l’affresco threesome di Pompei prevedeva che chi scopava la donna lo prendesse contemporaneamente nel culo da un altro uomo. Né io né Palombo ritornammo più sull’argomento.


 (AFFRESCO DI POMPEI)
 

8 commenti:

alpexex ha detto...

ho cominciato a ridere dopo "commercialista" ed ho continuato fino alla fine del pezzo. merci...

kermitilrospo ha detto...

anche tu però rovinare sempre tutto per parlare dell'articolo 18....

Pierluigi ha detto...

Frequentavo anch'io "La Fatina Verde" a Montparnasse. Arthur e Paul si masturbavano a vicenda sotto i tavolini, componendo a quattro mani sonetti licenziosi.

Oscuro e increspato come un garofano viola
respira, umilmente rannicchiato nel muschio
umido ancora d'amore che segue il dolce pendio
delle bianche natiche al limite dell'orlo.

Filamenti simili a lacrime di latte
hanno pianto sotto il vento crudele che le respinge
attraverso piccoli coaguli di marna rossiccia
a perdersi là dove il pendio le chiamava.

La mia bocca spesso s'accoppiò alla sua ventosa,
la mia anima, gelosa del coito materiale,
ne fece il fulvo nido di lacrime e singhiozzi.

È l'oliva in deliquio e il flauto carezzevole,
è il tubo in cui scende la celeste pralina,
Canaan femminile nel dischiuso madore!

Baol ha detto...

Beh, intanto ti ringrazio per aver fatto salire alla ribalta un ruolo misconosciuto quale quello del commercialista (sì, sono di parte)

Mi hai fatto ridere, soprattutto la storia dell'amico immaginario (che poi Chabrol non aveva mica tutti i torti)

gattonero ha detto...

La chiusura delle cosce al sentire "art. 18" sarà stata casuale o, pensando a Pompei, ha capito che tu lo stavi già prendendo e quindi doveva anche lei darsi da fare per completare il quadro?
Bella la poesia di Pierluigi, a completamento.
Ciao.

Pierluigi ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
gattonero ha detto...

Verlaine di secondo nome faceva sicuramente Pierluigi, che al primo non ha (quasi) nulla da invidiare.
Tua o sua, sempre bella è.
Ciao

Anonimo ha detto...

Anch'io ho conosciuto Vahina tempo addietro, quando ancora giovane faceva la damigella a Meo Patacca.