giovedì 9 febbraio 2012

GLI EROI

Ci vuole più coraggio a vivere o a morire? Chi sceglie la vita, lo fa perché è forte e coraggioso o perché è un vigliacco che non ha il coraggio di uccidersi? E chi si suicida è un codardo o uno che ha il coraggio di fare il grande passo?
I più coraggiosi, o forse i più pazzi, sono quelli che scelgono la “non-vita”? Parlo degli alcolizzati, dei tossicodipendenti, dei barboni. Rifiutare la vita, continuando ad esistere può essere considerata una forma di protesta veramente eroica? A noi sembrano i più deboli, i più sfigati. Ci fanno schifo in quanto larve umane e, invece, potrebbero essere loro i veri eroi del nostro mondo. Troppo comodo sfuggire alla vita semplicemente togliendosela. Loro sono dissidenti ed esprimono la loro protesta contro l’ingiustizia della vita, rifiutandola da vivi. Rinunciano a vivere ma non fuggono dal campo di battaglia. Restano inermi ad aspettare che la vita, un bel giorno, la smetta di tormentarli. Obbiettori di coscienza esistenziali, si astengono dalla vita senza sfuggirvi. Resistenza passiva alla vita. Io non accetto la vita, ma  non me ne vado. Sarà prima lei a stancarsi di me. Quelli che sembrano i più deboli sono invece i più stoici? Sono loro i veri, gli unici eroi di questo mondo?

21 commenti:

Robydick ha detto...

non so rispondere Lorenzo, ma rispetto ogni scelta, quando è una Scelta.

Anonimo ha detto...

la pazia è la forma più alta di genio

geniale è non farsi "toccare" nell' assoluto

Squilibrato ha detto...

Sono dilemmi che mi pungono il costato da lustri.

Ammiro.

kermitilrospo ha detto...

vivere ai margini di una società senza accettarne le regole (regola n. 1 della nostra società: vivi e godi) non farà di loro degli eroi, solo dei diversi.

Mat ha detto...

Non so rispondere.
Potrei essere razionale e affermare il contrario di ciò che direi se parlassi con il sentimento.
Sono domande che mi sono fatta spesso anche io, soprattutto ascoltando i giudizi della gente "normale" e poi cercando di pormi nei panni di chi fa questo genere di scelte.
Non ho mai trovato una risposta soddisfacente, né realistica tanto da poter dire la mia in merito...

alpexex ha detto...

io voto per gli alcolizzati tossici barboni! e' un fatto di appartenenza... :)

Pierluigi ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Alla fine è una questione di libertà.. liberi di scegliere.

gattonero ha detto...

Credo sia un quesito troppo complesso.
Siamo tanti chicchi di grano, uguali e diversi l'uno dall'altro, destinati alla macina della vita: c'è chi si adegua ad essere macinato, chi si ribella, chi aspetta indifferente.
Ma, alla fine, la macina completa il suo lavoro, triturandoci tutti.
Il coraggio non esiste, esiste solo l'attesa, e il modus vivendi di quest'attesa è un fatto talmente personale che non può essere classificato.
Ciao.

Eva ha detto...

Bellissima riflessione, a volte me lo chiedo anche io. Personalmente credo che sia vigliacco uccidersi, ma dall'altro lato io non avrei mai il coraggio di compiere il più estremo dei gesti. Credo che ci sia sempre un'alternativa e che non si può e non si deve rifiutare la Vita quando milioni di persona combattono per averla!

Anonimo ha detto...

Post molto interessante, non credo agli eroi e ai geni e la vedo un pò come te su quelli che vivono ai margini.
La morte mi fa cagare addosso, la vita mi fa cagare addosso, forse per questo sono costantemente in bagno. Forse per questo.

enzo ha detto...

Ammiro la tua bellezza, mi fanno quasi male le tue parole.
Grazie.

NERO_CATRAME ha detto...

...ma sono necessari gli eroi?perché necessitiamo sempre di guardare altri,siamo incapaci di gestirci,di crearci,di vivere come noi siamo?
Sono il mio dio,il mio divolo,il mio eroe,sempre piú bastardo e con lpredisposizione a peggiorare.

rom ha detto...

Non so se è così, ma può essere che ti poni la domanda pensando ad opposti, e questo rende difficile la risposta: sì. Forse, in te, in me, in molti, quella dimensione di rifiuto c'è ma è compensata da altro che va in senso contrario, producendo equilibri che si assestano prima di quell'estremo. Quante volte hai fatto il barbone, rifiutando occasioni che la vita ti offriva, e che hai temuto, o pensato con certezza, che ti avrebbero perso per quello che sei? Io l'ho fatto. Penso anche tu. Non sono, non sei, non siamo, finiti sotto un ponte, o a dormire su dei cartoni ad una qualche stazione, non siamo diventati alcolizzati o tossicodipendenti, ma abbiamo fatto quel tipo di scelta: abbiamo rifiutato occasioni che in tanti avrebbero considerato imperdibili, ci siamo allontanati, senza con ciò rifiutare la vita: anzi.

davide idee ha detto...

li ho sempre visti in una condizione anti-eroica, priva di misticismo, nella quale loro chiedono qualche moneta per una questione di necessità, quando proprio non trovano alternative per mettere in bocca un tozzo di pane. ma poi sono loro a guardare noi sul marciapiede, che corriamo forsennati da una parte all'altra, per prendere l'autobus, per andare a lavoro, in facoltà o per tornare a casa. con la sola differenza che loro stanno fermi. e magari ai loro occhi siamo noi, i pazzi.

Silvano Bottaro ha detto...

Si vive, si muore per molteplici motivi, ognuno diverso, ognuno rispettato. Io (ora) preferisco vivere e lo spero ancora per molto, mi piace farlo. In fondo se sono venuto al mondo un motivo ci sarà, vivendo lo confermo.

Soffio ha detto...

più coraggio a vivere o a morire. Credo che chi decide di morire suicidandosi non ha veramente coraggio, ha solo disperazione in un abisso di depressione

Henry Chinasky ha detto...

Sono le lacrime la loro stessa panacea immorale, stringere i denti e tirare a campare, lo trovo un po volgare.

horror vacui ha detto...

Forse sono scelte molto personali e non esiste a priori una decisione giusta. Ho rispettato e per certi versi ammirato,in silenzio, la scelta estrema di Lucio Magri. Ho cercato di comprendere, senza esprimere alcun giudizio, la morte di Whitney Houston, stritolata dagli ingranaggi infernali del "successo". Ognuno di noi ha una sua storia personale, fatta di tanti tasselli e frammenti di vita, e spesso si è in un determinato modo e si percorre una determinata strada non per scelte individuali ma per casualità, per fragilità dell'anima (anche temporanea), per condizionamenti sociali, perché si è nati in quel luogo rispetto ad un altro. Le variabili sono infinite. E spesso chi sta ai margini della società non lo fa per scelta, ma perché non esiste per loro un altro modo possibile di vita. Forse non si può generalizzare, non esistono categorie rigide. Ogni vita è un racconto straordinariamente unico.

Conte di Montenegro ha detto...

Poi c'è chi sperpera milioni di dollari, finendo sul lastrico e si suicida per entrare nell'Olimpo della musica...

Anonimo ha detto...

Difficile trovare risposte, ogni storia o situazione è un caso a sè.