domenica 16 novembre 2008

DIALOGO DELLA NATURA E DI UN ISLANDESE


"ISLANDESE…..Ora domando: t'ho io forse pregato di pormi in questo universo? o mi vi sono intromesso violentemente, e contro tua voglia? Ma se di tua volontà, e senza mia saputa, e in maniera che io non poteva sconsentirlo né ripugnarlo, tu stessa, colle tue mani, mi vi hai collocato; non è egli dunque ufficio tuo, se non tenermi lieto e contento in questo tuo regno, almeno vietare che io non vi sia tribolato e straziato, e che l'abitarvi non mi noccia? E questo che dico di me, dicolo di tutto il genere umano, dicolo degli altri animali e di ogni creatura.


NATURA: Tu mostri non aver posto mente che la vita di quest'universo è un perpetuo circuito di produzione e distruzione, collegate ambedue tra sé di maniera, che ciascheduna serve continuamente all'altra, ed alla conservazione del mondo; il quale sempre che cessasse o l'una o l'altra di loro, verrebbe parimente in dissoluzione. Per tanto risulterebbe in suo danno se fosse in lui cosa alcuna libera da patimento.


ISLANDESE: Cotesto medesimo odo ragionare a tutti i filosofi. Ma poiché quel che è distrutto, patisce; e quel che distrugge, non gode, e a poco andare è distrutto medesimamente; dimmi quello che nessun filosofo mi sa dire: a chi piace o a chi giova cotesta vita infelicissima dell'universo, conservata con danno e con morte di tutte le cose che lo compongono?


Mentre stavano in questi e simili ragionamenti è fama che sopraggiungessero due leoni, così rifiniti e maceri dall'inedia, che appena ebbero forza di mangiarsi quell'Islandese; come fecero; e presone un poco di ristoro, si tennero in vita per quel giorno. Ma sono alcuni che negano questo caso, e narrano che un fierissimo vento, levatosi mentre che l'Islandese parlava, lo stese a terra, e sopra gli edificò un superbissimo mausoleo di sabbia: sotto il quale colui diseccato perfettamente, e divenuto una bella mummia, fu poi ritrovato da certi viaggiatori, e collocato nel museo di non so quale città di Europa."


E' passato molto tempo e posso sbagliarmi ma non mi sembra di ricordare che a scuola ci parlassero molto delle operette morali di Giacomo Leopardi da cui è tratto questo dialogo.

Forse perchè troppo pessimistiche e quindi non adatte a ragazzi che dovevano essere preparati ad affrontare la vita. In effetti, pensandoci bene non me la sento di non condividere questa scelta.


Ma ora che sono adulto e non posso che trovare troppo vero ciò che il poeta scrisse, mi chiedo:
è veramente così importante ed utile conoscere la verità?


Questo voleva essere il senso del post precedente.






2 commenti:

NERO_CATRAME ha detto...

Bella domanda,direi che comunque la verità non è mai una sola,ognuno ha la sua,o perlomeno quella che vuol sentire

Anonimo ha detto...

"Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire"..frase semplice ma, esplicita in verità. ;-)