La
morte esiste. Eccome, se esiste. Non illudiamoci. Moriremo tutti. E
moriremo davvero. La morte ci fa paura, ammettiamolo. Per questo cerchiamo di
renderla poetica, trascendente, simbolica. Cerchiamo di affibbiarle qualsiasi
significato che non sia il suo. Fingiamo di credere che ciò che noi chiamiamo
morte sia in realtà qualcos’altro di cui non avere paura. Fingiamo di
consolarci pensando che la morte non ci riguarda perché finchè siamo vivi lei
non c’è. Ma non è così.
La
morte è la morte e si muore davvero. E quando arriva siamo ancora vivi. Io sono
morto il primo di aprile del 2005 e non era uno scherzo. Non l’ho vista la
morte, ma l’ho sentita. Eccome se l’ho sentita. Credetemi, è davvero brutto
morire. Di più non so dire. Ci siamo inventati un’anima, uno spirito, un’aura.
Abbiamo un disperato bisogno di sapere che in qualche modo sopravviveremo alla
morte. Che c’è dell’altro dopo il “the end” e i titoli di coda. Come vecchi
attori drogati di teatro non vorremmo mai uscire di scena. Vorremmo che il
sipario non si chiudesse mai. Vorremmo essere un infinito che, sì, a un certo
punto finisce, ma poi continua. Ci siamo persino inventati un altro mondo.
Quello degli Dei. Ma anche gli Dei muoiono.
Noi
pensiamo siano eterni perché vivono migliaia di anni e se nessuno li vede morire
è perché, a un certo punto, tornano a casa sulla loro astronave. Ascendono in
cielo.
Anche
i faraoni egizi, credendosi Dei, non credevano di essere morti, ma
semplicemente addormentati. Così si facevano rinchiudere nelle piramidi con
tutto l’occorrente per affrontare il viaggio che li riportasse a casa.
Servitori e concubine comprese. Chissà se sono mai arrivati…Non possiamo
saperlo. Quello che noi sappiamo è che i loro corpi sono ancora qui perché
preservati da unguenti, oli e resine. I vostri invece, se non saranno
inceneriti, si decomporranno, prima le carni e poi le ossa, fino a sparire
completamente. Forse, in altra forma, vivrete ancora, liberati dal vostro corpo,
ma di certo, non guiderete più la vostra auto. Non andrete più, il venerdì
sera, a fare la spesa al centro commerciale. Nessuno vi vedrà più in giro.
Nessuno sentirà più la vostra voce. E i vostri pensieri? Le vostre idee? Ora
che il mio cervello è ridotto ad un groviglio molliccio assalito dai vermi, mi
risulta difficile credere che era da lì che arrivavano le mie idee, le mie
paure, i miei innamoramenti. Esiste
allora davvero una coscienza? O quello a cui noi abbiamo dato questo nome non è
altro che una perversa evoluzione della natura che, rendendoci troppo
consapevoli di noi stessi, ci porta a pensare di essere importanti?
Se
fossimo, al contrario, cose insignificanti che si nutrono di illusioni?
Creature contro natura, che neppure dovrebbero esistere e sulle quali, la natura
stessa, si accanisce? Noi non dovremmo neppure esistere. Dovremmo semplicemente
smetterla di riprodurci ma, alla maggior parte degli uomini, manca la
predisposizione al suicidio. La morte esiste. Fortunatamente. E io ne sono la
prova. Spero solo si muoia una sola volta, ma anche di questo non posso essere
sicuro e se vi state chiedendo come sia possibile che io possa avere scritto
questo, dovete solo avere pazienza. Quando anche voi sarete morti lo capirete.
6 commenti:
ah no no io ti capisco eccome, infatti sono morta anche io
è come tale mi diverto, ora che sono morta, a rompere le palle a tutti, mi sono repressa in vita, ma da morta che me fotte? ha una sua logica no? :)
il tuo pensiero continuerà ad esistere nonostante la tua morte, intrappolato dentro un certo numero di byte.... fino a quando qualcuno non deciderà la morte del server di blogger che contiene questi bei post.
il pensiero eterno è ormai in mano alle macchine!
la tua ammiratrice:
Sono felice che la tua morte nel lontano 2005, coincida con la rinascita di un nuovo poeta brillante nello scrivere e attento alle tematiche moderne.
Con ammirazione ti saluto alla
prossima.
Ti è stata data un'opportunità irripetibile.
Eri morto. Perché sei tornato?
Fondiamo una confraternita di non - morti.
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