sabato 18 gennaio 2014

CINQUE MINUTI


Davanti a un semaforo rosso che non diventava mai verde ho provato ad essere alternativo. Non avevo fretta di arrivare e me lo potevo permettere. Ho immaginato gli altri automobilisti davanti e dietro a me. 
Violentàti da quel rosso che li aveva costretti a frenare, lo guardavano con odio, come un'offesa alla loro libertà di azione. Come se mai ne avessero avuta una. Io, invece, mi sono imposto di stare calmo e di rilassarmi. Improvvisamente tutto, e quando dico tutto intendo l'universo, si è fermato. E ha cessato di avere un senso. Avrebbe potuto scattare subito il verde, avrebbe potuto finire il mondo, avremmo potuto stare anni fermi ad aspettare. Non c'era più niente che facesse la differenza. Eravamo lì fermi e basta.

Il signore davanti a me si era sposato troppo presto ma non aveva mai divorziato nonostante ormai facesse solo sesso a pagamento. Questo non gli impediva di volere del gran bene al suo unico figlio e di andarlo a trovare ogni tanto. Aveva appena scaricato una nuova suoneria sul cellulare. Non sapeva esattamente perchè. A volte pensava con malizia alla nuora e ai suoi tatuaggi. Sentiva che quel bastardo di un rosso gli stava rubando minuti preziosi della sua vita. In realtà stava tornando a casa e una volta arrivatoci si sarebbe steso cinque minuti sul divano. Si sarebbe addormentato per un'ora e sarebbe stato svegliato dalla moglie che, tornando con la spesa, avrebbe acceso il televisore. Si baciavano ancora perchè l'affetto era rimasto.

Io ne approfittai per fare un bilancio della mia vita  e posso dire che la mia priorità, in questi cinquant’anni, è rimasta sempre la stessa: dormire. E non vedo in questo  né una dimostrazione di coerenza, né di abulìa e tanto meno di depressione. Quando ero depresso non dormivo. Mi piacerebbe darmi un tono attribuendo al mio dormire una valenza artistica o filosofica, ma non è così. Dormo perché mi viene sonno e ultimamente la donna che dorme nel mio letto afferma che russo anche pesantemente. Non vedo perché non crederle visto che, a volte , svegliandomi al mattino, mi trovo solo nel letto e quando scendo per fare colazione trovo il divano caldo.  

La ragazza dietro a a me, dopo essersi aggiustata i capelli guardandosi nello specchietto, pensò se era il caso di telefonargli, poi rinunciò e si accese una sigaretta anche se aveva giurato a sè stessa di smettere. Ripensò a lui. Sperò che con gli anni non sarebbe diventato come quel signore calvo davanti a lei che sembrava morto, tanto era immobile. Chissà se era assorto o semplicemente inebetito dalla durezza della vita.
Alla fine chiamò il suo potenziale futuro ragazzo interpretando la parte e parlando di tutto tranne che di scopare. Il motivo principale della conversazione rimase rigorosamente allo stato subliminale.

Attorno a noi il mondo fingeva di guardarci, mostrandoci occhi che in realtà non aveva. Avrebbero potuto esplodere contemporaneamente tutte le auto ferme al semaforo. Oppure avrebbe potuto scoppiare tutto ciò che stava oltre i nostri finestrini. Ciò che sarebbe cambiato è che, dopo cinque minuti, sarebbero trascorsi cinque minuti.

Ecco perchè non trovo giusto che l'abitudine al dormire sia considerata  un'esecrabile perdita di tempo. E' solo tempo che passa e durante un sogno (che, non dimentichiamocelo, nel sogno è la realtà) ti possono capitare cose bellissime che, da sveglio, sono impossibili.
Io, ad esempio, ho sognato di dimostrare alla ragazza di non essere nè morto nè inebetito.

Nessun commento: