sabato 14 settembre 2013

IL NULLA UMANO


Il concetto del nulla è al di fuori della comprensione umana. L’uomo e il nulla si escludono a vicenda. Al nulla primigenio e indefinibile l’uomo non è in grado di pensare eppure, o proprio per questo, ne è attratto in modo a volte morboso. Quanti di noi non si sono sentiti attratti da esso? Quanti,  in momenti particolarmente duri della propria esistenza non hanno desiderato il nulla? Non sto parlando di suicidio o di annichilimento o di volontaria degradazione fisica e morale ma di un desiderio molto più spirituale, filosofico, quasi religioso, che sia il Nirvana del Buddha che risponde alla Domanda con un silenzioso sorriso o l’ascetismo dell’eremita. Esiste un nulla umano ben più spaventoso del Nulla assoluto, che, in quanto nulla, neppure è. Un nulla relativo deflagrato dall’assenza dell’emozione. Non esistono uomini senza emozioni, ma esistono luoghi, contesti, situazioni, attimi od eternità totalmente privi di emozioni in cui l’uomo si trova a vivere, il più delle volte senza accorgersene, per sua fortuna. Perché quando ciò accade l’anima di ogni uomo ne rimane agghiacciata. A me è capitato l’altro giorno. Appena uscito dall’ufficio, mi sono ritrovato fermo su un marciapiede, accanto ad una rotatoria, tra i palazzi della città, ad aspettare che il traffico delle automobili mi consentisse di attraversare. Mi sono guardato intorno e ho visto le case, le auto, le persone immerse nel nulla, costrette in uno spazio e in un tempo assolutamente indifferente alla loro presenza. L’indifferenza della natura, di ciò all’interno del quale viviamo, nei confronti dell’uomo, la totale mancanza di emozioni in tutto ciò che ci circonda. Questo è il nulla per l'uomo. Per l’aria che respiriamo, per gli alberi che noi stessi abbiamo piantato, per case che noi stessi abbiamo costruito, è del tutto indifferente che noi esistiamo o no. Se in quella rotatoria tutte le persone che passavano di lì in quel momento fossero contemporanemente morte d’infarto non sarebbe successo assolutamente nulla. L’aria avrebbe continuato a circolare, le foglie degli alberi e ondeggiare, il semaforo sarebbe diventato rosso e poi verde e poi giallo al momento prestabilito. L’uomo che desidera il nulla non desidera altro che liberarsi dalle emozioni  che sono la sua vera condanna. Questa è l’atroce punizione umana, non certo la morte, che al contrario lo libera dalla schiavitù delle emozioni. Belle o brutte che siano. L’uomo vorrebbe essere l’asfalto della strada che percorre, il cemento dei palazzi che abita, l’albero del viale, ai quali nulla importa di lui e dei cambi di stagione. L’emozione e la consapevolezza sono la tragedia dell’uomo. La continua ricerca dell’amore, della felicità, della serenità non gli portano altro se non l’esatto contrario. Rabbia, frustrazione, stress. Per questo rinuncerebbe volentieri ad innamorarsi e anche a quei rari momenti di felicità, perché il loro prezzo è davvero troppo alto. Non si sentiva nessuna voce umana vicino a quella rotatoria. Solo rumore sordo di motori. C’era un bel sole, l’aria era fresca ma nessuno sorrideva. Potevo guardare all’interno delle auto che mi passavano davanti e vedevo uomini e donne con espressioni strane. Una persona sola che viaggia in macchina si sente protetta e isolata come quando è chiusa a chiave nel bagno di casa sua. Vedevo facce che seguivano il ritmo di una radio, facce che accompagnavano i pensieri con smorfie liberatorie, facce di persone che viaggiavano a distanze siderali dal punto in cui si trovava il loro corpo. Facce esauste, rese talmente inespressive dal peso della vita, da diventare quasi artistiche. Situazioni grottesche. Ho visto una nonna rimanere ferma immobile con il passeggino che portava il nipotino, senza degnarlo mai di un solo sguardo, fissando l’acqua del vicino naviglio. E all’arrivo del nonno aprirsi in sorrisi e complimenti al piccolo che davvero parevano sinceri. Solo io potevo capire la finzione. Ho visto una giovane coppia abbracciarsi su un piccolo prato condominiale imitando i gesti affettuosi che avevano visto in tanti film e un vecchio che passava di lì guardarli. Mi aspettavo di vedere nascere nel suo volto un’espressione di malinconia per la sua passata gioventù, ma rimase impassibile perché alla sua età, il suo vero problema era che i pomodori del suo orto non maturavano bene. Ho visto ragazze fare le indifferenti sapendo di essere guardate. Ho visto quarantacinquenni fare le indifferenti sperando di essere ancora guardate. Ho visto donne che avevano smesso di mettere i tacchi perché avevano perso la speranza. E in mezzo a tutto questo ho visto, ho sentito il nulla del mondo per il quale potremmo anche saltare in aria e polverizzarci al punto di non trovare più un solo grammo di noi e, per il mondo, sarebbe come se non fosse successo nulla. Non ho mai creduto alla teoria della farfalla che sbatte le ali a New York e provoca un terremoto dall’altra parte dell’emisfero. Attraversai la strada. Un tabellone luminoso mi informava che erano le 14 e 46 (ora italiana) dell’11 settembre 2001.


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