sabato 31 agosto 2013

PIANTO ANTICO


Nessuno li avrebbe detti fratelli. Affrontavano in modo opposto il non-sense della vita. Il maggiore, Giosuè, accettandone la sfida e battagliando con lei. Il minore, Dante, restandone ai margini con disillusione. I loro genitori erano dei conservatori monarchici e per un giovane come Giosuè, sensibile e istintivo, fu naturale percorrere la strada opposta. Dante invece si limitava ad ubriacarsi di notte e a dormire di giorno. Il primo, poi, aveva una dote naturale che lo portò a diventare poeta. Il secondo ebbe molto meno dalla vita. Il padre tentò di raddrizzarlo con la carriera militare, ma lui fuggì. Il tragico epilogo fu chiamato suicidio, ma forse fu lo stesso genitore ad ucciderlo involontariamente durante l’ultimo litigio. Rincasò tardi per cena, quella sera, con al collo la sciarpa di una prostituta. Quello fu il motivo dello scontro. Mentre la vita di Dante finiva senza essere mai davvero iniziata, Giosuè diventava famoso ma non per questo meno ribelle e selvatico. Si interrogava continuamente sulla vita, su Dio e su quanto gli succedeva attorno. Qualcuno disse che era il troppo chinino preso da piccolo che lo rendeva un visionario. Scriveva poesie a Dio e odi a Satana, fu deputato dell’estrema sinistra e poeta romantico, scrisse odi alla patria, si iscrisse alla massoneria, si avvicinò al cristianesimo e proprio per questo attaccò rabbiosamente la Chiesa. Infine tornò a giurare fedeltà al Re perché ormai era diventato il Poeta Nazionale. Non era più giovane e andava bene così. Rileggendo le sue poesie più famose non arriva che freddezza, scolasticismo, autocelebrazione, pura tecnica. Qualcuno disse che neppure la più sfrenata delle ninfomani riuscirebbe a provare un brivido nei versi che Giosuè dedica alle donne. Forse il fratello Dante, col suo rifiuto della vita, era più poeta di lui e, proprio per questo, la sensibilità la teneva semplicemente nascosta. Forse è solo perché non visse che si mantenne puro, mentre il fratello, accettando la vita dovette scendere a compromessi? Giosuè ebbe un figlio e lo chiamò Dante in ricordo del fratello. Un nome che non portava fortuna alla sua famiglia. Il piccolo morì a tre anni di tifo. A lui il padre dedicò la sua più bella poesia. Ognuno è poeta a modo suo, che diventi famoso o no. Viviamo una vita senza senso. Come possiamo, tutti noi, non essere poeti?

2 commenti:

Pierluigi ha detto...

... funere mersit acerbo

kermitilrospo ha detto...

se mi avessero spiegato Carducci in questo modo forse l'avrei apprezzato di più, o almeno avrei apprezzato di più lo studio delle lettere e della lingua....

.....o forse non ci avrei capito niente lo stesso che a una certa età si pensa solo alla ....