mercoledì 14 gennaio 2009

NICOLETTA


Nicoletta ha un nome fuori moda
Come l’Ungheria
Nicoletta ha 19 anni per me
Qualcuno in meno per lei
Nicoletta è bella, ma se glielo dici
Sorride e ti risponde: “poco, poco”
Fa ancora freddo
Ma Nicoletta è sempre lì
Fino alle tre di notte
Senza neppure una sedia
La musica dance degli anni ‘80
La scalda e le tiene compagnia
Stordendola dagli auricolari
Ma lei non balla
Sta ferma, aspetta e quasi si stupisce
Quando un’auto si ferma
E il finestrino si abbassa.
Nicoletta mi guarda
Io la guardo e non parlo
La sua voce da bambina
Accarezza la nebbia
È lei che mi domanda: “trenta?”
La faccio salire ed è la mia ragazza
Vorrei portarla a ballare
Offrirle da bere
Farmi raccontare la sua storia
Ha un figlio di due anni
che sta dormendo a budapest
non ho il coraggio di chiederle altro
(se questa non è malinconia…)
Nicoletta si prepara
Qualcuna le ha insegnato
Si toglie la cicca dalla bocca
Apre il pacchetto dei fazzolettini
Prende dal blister il preservativo
Mi sento uno stronzo ma penso (come scusa)
Che non voglio farle l’elemosina
Ora mi sembra una triste operaia
Concentrata a lavorare il suo pezzo
Nulla di più lontano dal sesso
Solo movimento meccanico e senso del dovere
Seguo i suoi capelli biondi, se li lascia accarezzare
Vedo il suo sguardo triste da socialismo reale
Non è quella cosa sporca che credevo
Ma solo stupida e irreale
Le dico che è la mia prima volta
Mi guarda e sembra non capire
Le chiedo se stanotte ha guadagnato bene
Mi dice che in sei ore sono solo il secondo
Ma non sembra disperata
E neppure spaventata
Dal dover giustificare a qualcuno
Il magro guadagno
Mi convinco che quel qualcuno
Non può , a modo suo, non volere un po’ di bene
A una ragazza così dolcemente persa.
Mi sorprende con un sorriso raro
Quando vede che porto la fede
Come se solo allora ricordasse
Che quel che aveva fatto era pur sempre proibito
Anche se il pezzo non era stato lavorato fino in fondo
Perché felice di non sentire niente
Le avevo detto che poteva bastare.
Nicoletta mi chiede un ultimo favore
Giù dalla macchina, con la portiera aperta
Fa la pipì mostrandomi gratis la sua nudità
Le mutande e i reggiseni dell’est sono bianchi
E non hanno bisogno di essere eccitanti.
Mi offre persino una caramella
Mentre sembra che la stia riportando a casa.
Ma lo stronzo italiano del capitalismo maiale
La fa scendere pochi metri dopo.
Mi prende la mano per guardare che ore sono.
“tra poco a casa” e mi saluta con la mano.
Il piccolo suv nero si allontana.
Ciao Nicoletta, mia prima e ultima
Dolcissima puttana.

12 commenti:

Ma|Be ha detto...

"oh!"

solo questo. che sei riuscito ancora una volta a sfiorarmi.

ah.. e grazie anche per la rivelazione sui treni...

NERO_CATRAME ha detto...

Lorenzo riesci sempre a farmi ridere
ed anche a commuovermi.grazie.

Squilibrato ha detto...

Concordo con Nero, riesci a farmi sorridere e commuovere!

follementepazza ha detto...

questo più che farmi sorridere...mi ha lasciato un pò di amarezza...mi intristisce un pochetto...ma non si può rigettare sempre la realtà delle cose...

Un saluto:Buonagiornata

Roby ha detto...

Mi aveva già impressionato sul primo libro, sul blog fa ancora più effetto.

Asha Sysley ha detto...

Con poco hai descritto le sensazioni di una sera che possono essere irreali a chi da fuori le guarda.
Ricordo un mio amico che si innamorò di una Nicoletta e che tutte le sere pagava 100€ per poterla portare a bere una birra e presentarla agli amici come la sua ragazza.

Un giorno se ne accorsero e non la rivedemmo più.

Ale ha detto...

una storia malinconica e con un finale triste.
a volte giudicare senza sapere è veramente una cosa facile, e non tutti hanno questo tipo di idee...

intrigantipassioni ha detto...

…. E’ triste…. Ma hai scritto quello che accade…
… forse io la vedo in un’altra ottica, visto quello che faccio… .mi fa amarezza e a volte mi fa schifo… mi hai dato lo spunto per un futuro post… ma il mio sara’ crudele… di piu’… grazie…

Marta ha detto...

dio...
che freddo e paura!

Silvia... ha detto...

Ci sono stata in Ungheria, 27 anni fa...ci vendevamo i jeans che avevamo addosso per pagare due notti in un appartamento....Gran coraggio Lorenzo a raccontare, per questo ti apprezzo. A volte per capire la vita qualcuno ce la deve sbattere in faccia, spesso è gente che vive l'asfalto....Odio, davvero, odio chi le costringe a vendersi. Buona fortuna "Nicoletta"

Veggie ha detto...

E' triste... eppure, a suo modo, dolce, consapevole...

Jessica ha detto...

perchè io invece l'ho trovato interessante e non triste o commuovente? Forse dovrei vergognarmi...
bel post!