domenica 11 ottobre 2015

ROUSSEAU E L'OPINIONE DEGLI ALTRI


Il selvaggio incontrò lo sguardo di un altro selvaggio e l’uomo non fu più libero. Smise di pensare solo al suo giusto o sbagliato e iniziò a pensare a ciò che l’altro selvaggio riteneva giusto o sbagliato. Avrebbe anche potuto considerare del tutto ininfluente il giudizio dell’altro, ma non fu così. Non poteva essere così. Perché l’altro c’era. Era lì e lo osservava. Presto o tardi, che egli lo volesse o no, ci avrebbe avuto a che fare. Era importante quindi sapere anche la sua opinione. Perché se le due opinioni avessero coinciso, tutto sarebbe stato più facile. In caso contrario era un problema da risolvere. Quando l’uomo incontrò lo sguardo di un altro uomo, capì che avrebbe dovuto imparare a mentire. E per mentire in modo migliore scoprì la parola. Con la parola poteva dissimulare meglio. Poteva distrarre lo sguardo dell’altro dal suo. Evitare che lo sguardo rivelasse la bugia della lingua. La civiltà contrabbandò la parola come mezzo di comunicazione, sapendo bene che era, al contrario, il metodo migliore per nascondere il proprio pensiero agli altri. Iniziò il teatro. Si inventarono le maschere. Poi non furono più necessarie. Si imparò anche a fingere con lo sguardo. Essere e apparire diventò la stessa cosa. Infine l’essere fu dimenticato e rimase solo l’apparenza.
Siamo diventati ciò che gli altri pensano di noi. Ci siamo persi per sempre.
“Perché cercare la nostra felicità nell’opinione degli altri quando possiamo trovarla in noi stessi?”.
“Come sarebbe dolce vivere tra di noi, se l’atteggiamento esteriore fosse sempre l’immagine delle disposizioni del cuore; se il decoro fosse la virtù; se le nostre massime ci servissero da regole; se la vera filosofia fosse inseparabile dal titolo di filosofo!”.
“Il selvaggio vive in se stesso, mentre l’uomo socievole, sempre fuori di sé, sa invece vivere soltanto dell’opinione degli altri ed è, per così dire, soltanto dal loro giudizio che egli trae il sentimento della propria esistenza”.

Il solitario, come me, è percepito come un selvaggio perché non vuole essere proprietà degli altri.

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