mercoledì 1 gennaio 2014

L'INSOPPRIMIBILE BISOGNO DI COMPLICARSI LA VITA


La linea più semplice per congiungere un punto ad un altro è la retta. 
Ma non è la più facile.
Se un uomo la traccia a mano libera difficilmente la linea sarà perfettamente dritta.
La semplicità non è di questo mondo. 
Tutto è attorcigliato e confuso, fuori e dentro di noi.
Il nostro cervello è un groviglio di materia grigia. 
Il nostro intestino un labirinto di budella.
Le nostra città una ragnatela di strade. 
Vorremmo che tutto fosse più semplice eppure la semplicità ci spaventa. Un’autostrada che corra dritta per centinaia di chilometri tagliando come un rasoio la natura, ci appare come una cosa sbagliata, innaturale e a percorrerla rischiamo di addormentarci. 
Se per raggiungere un punto all’interno di una città, anziché percorrere un unico lunghissimo viale, dobbiamo compiere svolte che ci danno precisi riferimenti, il cammino ci sembra meno faticoso.
La nostra abitudine a dover affrontare i continui imprevisti della vita ci fa preferire la strada più difficile e diffidare di quella più semplice, come se la semplicità nascondesse un inganno.
Chi di noi non ha mai avuto la tentazione di non seguire le indicazioni del navigatore satellitare della nostra auto? 
La vita dell’uomo è un continuo perdersi e ritrovarsi, partire, tornare, senza mai raggiungere una meta. 
Il destino dell’uomo è il movimento, un moto perpetuo che non porta da nessuna parte. 
Così, come per sopportare il dolore che non ha un senso, ce ne inventiamo uno o sprofondiamo nel masochismo, ci inventiamo uno scopo, una meta fittizia che a volte riusciamo a raggiungere, altre no. 
Ma, anche se non lo vogliamo ammettere, sappiamo benissimo che la vera meta che vorremmo raggiungere non esiste e non la raggiungeremo mai. 
Ogni uomo vorrebbe, ad un certo punto della vita, poter dire: “Finalmente sono arrivato. Ho ottenuto ciò che volevo. Posso smettere di lottare.” 
Il nostro destino è un altro e non è diverso da quello delle formiche che, una dietro l’altra, vanno avanti e indietro tutta la vita trasportando briciole di pane. 
La nostra vita è semplice proprio perché senza scopo. 
Noi ce la complichiamo per non sentirci inutili.

5 commenti:

alpexex ha detto...

infatti non è la più semplice, è la più breve. continuo a leggere...

alpexex ha detto...

ecco, forse l'esempio dell'autostrada non è azzeccatissimo. a parte che non è per niente semplice bucare montagne e costruire pilastroni per i cavalcavia etc etc, ma poi certo che la semplicità, se dobbiamo figurarcela come una autostrada, nasconde svariati inganni e pericoli (a cominciare dal fatto che doveva essere a transito gratuito, in origine, e continuando con i posti di blocco all'uscita, e passando perché no per la monotonia del viaggio a grande velocità, dove sì che puoi finire ipnotizzato dalla linea di mezzeria e schiacciato come un moscerino sul parabrezza di un tir). per il resto... lo dico sempre "perdersi, ritrovarsi, non riconoscersi"

Anonimo ha detto...

buon anno sono la tua ammiratrice,
ancora una volta sei stato pungente,una domanda non capisco la raffigurazione della signora nuda con il tuo scritto.grazie per la risposta alla prossima.

Lorenzo ha detto...

La donna poteva benissimo essere vestita. Visto che si parlava di complicarsi la vita, rappresenta solo un momento di vita rilassata.

Lorenzo ha detto...

Buon Anno!