Quando io e Ian Curtis andavamo
per cimiteri ci incontrammo una volta a Staglieno. Lui non aveva ancora formato
i Joy Division e io avevo l’espressione di uno che non era nato a Genova.
Per rompere il ghiaccio gli
chiesi se era d’accordo anche lui sul fatto che la flora batterica, essendo
composta da batteri, andrebbe più correttamente chiamata “fauna”. Lui mi
rispose che gli italiani erano tutti teste di cazzo e mi spaccò il setto
nasale. Da quel giorno diventammo molto amici perché, in realtà, io non mi sono
mai sentito italiano. Arrivò al punto di confidarmi che da piccolo giocava con
le bambole. Anch’io lo facevo, ma non me la sentii di dirglielo subito,
tergiversai un po’ e nel frattempo lui si suicidò a 23 anni.
Giocavo con quattro Barbies.
Tutte rigorosamente nude. Mi divertivo a sporcarle di fango per poi lavarle con
cura. Ad ognuna avevo dato un soprannome. La mia preferita si chiamava Troia. A
lei lavavo anche i capelli e siccome negli anni ’60 gli snodi della Mattel non
erano gran che, spesso, per agevolare il risciacquo, la decapitavo perché tanto
sapevo che non moriva. I miei genitori erano preoccupati che diventassi gay e
per questo motivo mi regalarono una motosega, ma ci giocava sempre una mia
amichetta dell’asilo che ora si fa chiamare Stefanone e fa l’abbattitore di
piante. Contrariamente alle previsioni, un giorno scoprii che le tette, e di
conseguenza le donne, mi eccitavano moltissimo. Ancora oggi quando vedo un seno
che riesce a sconfiggere la forza di gravità senza aiuti esterni vengo pervaso
da un’euforia capace, per qualche istante, di farmi persino credere in Dio. Se
le donne dotate di seni sodi se li lasciassero cortesemente palpare senza
fingere di scandalizzarsi, la pace nel mondo non sarebbe più un’utopia e
nessuno farebbe più caso neppure alle agenzie di rating. Qualcuno si è accorto
che le agenzie di rating sono società PRIVATE che condizionano l’economia
mondiale? Questi analisti, per chi lavorano e chi li controlla? Qualcuno sa che
Warren Buffett, il maggiore azionista di Moody’s, è stato l’uomo più ricco del
mondo?
Una notte di qualche anno fa,
approfittando del fatto che il custode della sede di New York dell’agenzia era
una ex-fiamma di Paul Gascoigne il quale doveva assolutamente pisciare,
entrammo negli uffici e mentre Paul urinava in un fax io vidi una luce accesa
nell’ufficio del Presidente. Entrai e vidi un levriero afgano di rara bellezza
che appoggiava con delicatezza le sue zampe eleganti su sensori contrassegnati
da tante A, B, C, segni + e segni -. Devo ammettere che sembrava sapesse quel
che faceva. Aveva come un’ombra di intelligenza nel suo sguardo canino, ma
forse mi ingannava il fatto che avevo passato la sera a parlare di fisting con
Gazza. A dimostrazione dell’enorme ricchezza che produceva l’azienda, avevano
affisso al muro un poster della nazionale di calcio italiana campione d’Italia 2006 a Berlino. Sfido
chiunque a trovarne un altro in giro. I campioni del mondo restano quelli del
1982. E’ un po’ come la foto del papa. Avete mai visto in qualche casa la foto di
Paolo VI? Il papa è Giovannone XXIII e basta. Tornai in Italia deciso a
raccontare tutto a Roberto Giacobbo ma quando lo incontrai stava preparando uno
speciale di Voyager sull’avvistamento di una famiglia ucraina sulla spiaggia di
Rivazzurra di Rimini. Una mamma con le sue tre figlie di 14, 10 e 6 anni.
Sembrava che verso il tramonto la madre si fosse aperta in due e avesse
inglobato le tre figlie una dopo l’altra prima di richiudersi ed avviarsi in
hotel. Pensai che la gente si sarebbe interessata di più al caso della
Matrioska umana che a quello del levriero afgano di Mr. Buffett e così lasciai
perdere.
6 commenti:
non avendo delle barbie mi sono dovuto adattare da piccolo ad organizzare delle orgie con i personaggini della Lego. Purtroppo a parte i capelli lunghi in plastica di femminile c'era ben poco e di mammelle manco a parlarne.
Nemmeno io sono nato a genova, abbiamo una cosa in comune.
Potremmo sposarci.
...ma non si chiamava Stefanone XXIII?
Ian Curtis quando dice che gli italiani son tutti teste di cazzo ci ha preso in pieno.
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