mercoledì 24 settembre 2008

TRAMONTO IN ALGARVE







Ore 19 e 30 del 12 Settembre 2008. Dal balcone della mia camera, al sesto piano dell’Hotel Dom
Josè, sto guardando il tramonto sull’Algarve. Con un unico sguardo riesco a vedere il cielo che si colora d’arancione. Il sole che s’immerge all’orizzonte. L'oceano. La spiaggia. Le persone che passeggiano. E poi ancora, ripartendo dall’alto. I gabbiani che si fanno trasportare dalla corrente. Gli aerei che arrivano o partono. Le barche. Le auto parcheggiate. Le piastrelle che compongono disegni astratti sul viale pedonale.
Un’unica colonna sonora accompagna questa immagine. E' il rumore delle onde che copre tutti gli altri. Anche quello dei passi degli uomini che sembrano camminare sul velluto e quello delle loro voci, facendoli assomigliare, visti così dall’alto, a pupazzi caricati a molla.
E capisco.
Che l’essere umano è il cancro di cui si è ammalata la Terra .
Che sei miliardi di uomini girano per il mondo. Inafferrabili come tante metastasi.
Che la Natura è infinitamente più forte dell’uomo e, per fortuna, gli sopravviverà.
Che i gabbiani devono dividere il cielo con gli aerei. I pesci, il loro mare con le nostre navi.
E che noi, omini caricati a molla, disegniamo il selciato con piastrelle colorate per imitare i disegni e i colori della natura.
Ridicoli.
Costruiamo palazzi sempre più alti e aerei sempre più potenti per poter vivere anche noi in mezzo alle nuvole come gli uccelli.
Ridicoli.
Ridicolo uomo, pensa il sole dell’algarve, mentre gli regala l’ennesimo spettacolo del suo tramonto.
Lui sorgeva e tramontava prima che la Terra si ammalasse dell’uomo.
E continuerà a farlo per i figli dei figli dei figli dei figli di chi lo sta guardando, fotografando, filmando alle 19 e 30 del 12 Settembre 2008 e lo farà per molto tempo ancora dopo che la Natura sarà guarita dalla sua ultima metastasi.
Perché per ogni uomo c’è un ultimo tramonto, ma per ogni giorno ce ne sarà uno nuovo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

per i poeti i tramonti non bastano mai